In Trexenta le opportunità per un giovane fresco di diploma o di laurea sono davvero poche. I problemi sono soprattutto legati al mondo del lavoro, la disoccupazione, le mancanza di prospettive, le tasse… La situazione è seria, a tratti tragica. Ci si appella alla politica, si spera in un cambio di rotta ad ogni tornata elettorale. Ma è davvero questo il modo di affrontare queste problematiche? Forse sarebbe più utile iniziare a guardarsi intorno, osservando la realtà che ci circonda con spirito critico per cercare di cogliere le opportunità che nonostante tutto il nostro territorio ci offre. Il mondo dell’impresa si presta ad un’analisi del genere.
Come con un mixer occorrerebbe abbassare il volume delle interferenze date dalle lamentele e dalle lagne, in modo da individuare le positività e i buoni esempi e dare loro più spazio, più volume! Per questo motivo, cari lettori, abbiamo deciso di andare in giro alla ricerca di esempi di imprenditori e imprenditrici, senza allontanarci troppo da casa, e portarvi la loro testimonianza con la speranza che servano da ispirazione per qualcuno.
Iniziamo con la storia di Tzia Giannina.
Nata a Sisini classe 1945, in zona la conoscono quasi tutti. L’attività di rivendita di materiali edili che gestisce ha superato ormai il mezzo secolo di vita. Si può dire una istituzione del settore in Trexenta. Proviene da una famiglia di agricoltori, trascorre un’infanzia bellissima e spensierata nonostante i problemi del dopoguerra , “mi mancano troppo quegli anni”. Titolo di studio? La quinta elementare “ma in quel periodo la facevamo approfondita la quinta!”
A 22 anni si sposa con Zaccheo Vargiu, che nel ’64 aveva fondato una piccola attività di rivendita di materiale edile e trasporti a Suelli. Dalle parole di tzia Giannina traspare molta gratitudine e ammirazione nei confronti del marito: “mio marito era molto intelligente, manus de oru; agli operai insegnava a fare di tutto, a saldare, a guidare i mezzi… se ne andavano fattus a ominis!”
Lui è morto di infarto nel ’79 a soli 42 anni.
“Mi sento una persona sfortunata nella vita ma privilegiata dal Signore che mi ha donato tanto coraggio”.
A 33 anni trovatasi sola alla guida dell’azienda, con tre figlie piccole (9, 8 e 6 anni e mazza) è riuscita a farcela e a continuare a dare lavoro a 6 operai. Uno di questi operai è in azienda da 40 anni. “Tutti i miei operai si sono realizzati e ora hanno belle case!” dice con orgoglio. Costretta a trasferire l’attività nel ’90 dal centro di Suelli alla periferia, ha dovuto chiedere un grosso mutuo per spostarsi.
-Quanto è stato difficile affrontare la scomparsa di suo marito e continuare con l’attività?
“Io venivo da una famiglia di agricoltori, non conoscevo nulla di questo settore. Mio marito mi ha insegnato tutto quello che c’era da sapere e anche molto in fretta, come se sapesse già che da lì a poco ci avrebbe lasciato. Non mi sento titolare dell’azienda, sono un operaia e lavoro con gli operai. Guidavo il muletto, caricavo e scaricavo i mezzi. Ho sempre fatto così. Dopo la morte di mio marito mi sono rimboccata le maniche e ho subito affrontato di petto un mondo, quello del settore edilizio, completamente in mano agli uomini. Ho lottato duramente per difendere me stessa e le bambine, probabilmente più duramente di quanto non sarebbe stato richiesto ad un uomo nella mia stessa situazione, ma ho ben presto capito che il sesso conta relativamente nel mondo delle imprese. Infatti mi sono fatta valere subito, ho dimostrato di saper lavorare seriamente e di avere la giusta fermezza nelle decisioni da prendere in azienda. E questo atteggiamento via via ha convinto tutti, dipendenti, collaboratori, clienti; nessuno mi trattava diversamente solo perché donna. Appu tentu brutzu forti!”
-Quali sono i problemi principali ai quali deve far fronte oggi l’impresa
“Il problema è che le piccole imprese oggi non vengono difese dallo Stato, siamo in balia dei disonesti. Oltre soffrire la crisi finanziaria generale che ha caratterizzato gli ultimi anni soffriamo ancor più duramente una crisi di valori come l’onestà e la professionalità. Non si contano più i casi di clienti privati che hanno difficoltà a pagare i lavori e i materiali. Ovviamente si cerca di venire loro incontro, sappiamo bene quanto per alcune famiglie la situazione sia difficile. Purtroppo costruire una casa oggi comporta una spesa enorme e molte volte i genitori pur di aiutare i figli vanno ad erodere i risparmi accumulati nel corso di una vita di lavoro, compromettendo il loro stesso stile di vita. Ma la cosa preoccupante è la leggerezza con la quale talvolta si arriva alla decisione di non onorare il debito, una tranquillità dovuta alla sicurezza di non essere puniti. Prima non occorrevano tante formalità, una stretta di mano era più che sufficiente per chiudere un contratto. Se c’erano difficoltà o ritardi si ricorreva al dialogo per sistemare le cose.
Ma ancor più dei clienti privati, i nostri problemi derivano dai crediti verso grosse aziende e società che da un giorno all’altro, magari dopo un lungo rapporto di serena collaborazione, chiudono dichiarando fallimento e lasciandoci in situazioni di elevata criticità finanziaria. Comportamenti evidentemente studiati a tavolino. Ecco, avendo sperimentato sulla nostra pelle quanto risulta difficile, tante volte impossibile, recuperare certi crediti, abbiamo la sensazione che oramai il sistema privilegi certi comportamenti disonesti dei grandi a discapito di piccole imprese come la nostra.”
-Un consiglio ad un giovane che vuole iniziare oggi a fare impresa
“Bisogna avere tanta, ma tanta buona volontà ed essere pronti ad affrontare qualsiasi cosa. Mai scoraggiarsi. Oggi è difficile iniziare, una burocrazia allucinante da l’impressione di esistere al solo scopo di creare ostacoli anziché agevolare la nascita di nuove imprese. Ci vuole coraggio. Tanta umiltà, i clienti occorre trattarli con rispetto, ascoltarli, e no essi strotzinus cun su pretziu tanto per cominciare. L’onestà è il valore più alto e più importante, chi lavora solo per i soldi non va da nessuna parte. Certo, i soldi fanno gola. In tanti si sono persi tentati dalla possibilità di fare soldi in fretta, ma la furbizia alla lunga non paga. Per costruire qualcosa di solido ci vuole una vita, per distruggerla un attimo. La soddisfazione più grande è quella di andare in giro a testa alta sapendo di aver lavorato sodo e onestamente. Le persone con le quali ho avuto a che fare mi riconoscono queste qualità e io sento che mi vogliono bene. Pensa che quando vado al supermercato non c’è una volta che non venga fermata da qualcuno che mi saluta con affetto. E cosa ho fatto per meritarmi questo? Ho lavorato onestamente, rispettando tutti e facendo un favore quando ne ho avuto la possibilità, piccole azioni e piccoli gesti fatti ogni giorno senza secondi fini.”
Enrico Lecca