Cinque stelle al capolinea: l’antipolitica ha fallito.











La rivoluzione partita dalle piazze con gli Tzunami tour si è fermata sull’uscio della porta del Parlamento, tutto quello che non sarebbe dovuto succedere per non essere uguali ai tradizionali partiti è successo.

Cambiare idea, tal volta, è segno di maturità, cambiarla troppe volte è un segnale preoccupante per chi ha responsabilità politica, cambiare più volte idea sullo stesso tema è improvvisazione.

Dovevano aprire il parlamento come una scatoletta di tonno, ma ci sono finiti dentro.Dovevano usare i mezzi pubblici durante gli spostamenti politici, ma è successo solo il primo giorno per una foto strappa like da pubblicare sui social.

Erano contro le alleanza e gli inciuci, ma sono riusciti ad allearsi con quasi tutti pur di rimanere incollati alle poltrone.Già quelle poltrone tanto odiate nelle piazze, l’uno vale uno che non c’è più, così come il caro streaming, bello solo per fare opposizione, così come il limite dei mandati che dopo l’invenzione del mandato zero potrebbe addirittura essere accantonato.

Dicevano di non essere i migliori, ma diversi dai partiti tradizionali, di fatto l’unica verità detta: diversi al punto di cambiare idea sempre e su tutto, arrivando persino a ripudiare i principi cardini del grillismo, senza i quali mai e poi mai avrebbero agevolato il miracolo della “rete” , da una pagina di facebook catapultati a governare l’Italia con il 40% dei consensi.

E ora cosa sarà del movimento cinque stelle?Il movimento cinque stelle non esiste più, o meglio non esiste più quello delle piazze colmo di cittadini speranzosi di un cambiamento e non esiste già da tempo, oggi siamo arrivati al capolinea.

Dopo le decine di parlamentari che hanno abbandonato la nave, dopo la diatriba con Caseleggio, l’addio di Di Battista ora è il turno di Luigi Di Maio che dice “uno non vale l’altro” ed è pronto a formare una nuova forza politica. Scene già viste con buona pace dei cittadini che ci hanno creduto.