Il mio nome è Flavio Collu e sono nato a Cagliari nel 1986, vivo a Senorbì.
Il mio sentimento per l’arte ha visto la luce molto tempo fa, durante l’infanzia venivo contagiato da mia zia Franca Sirigu, che faceva la pittrice e aveva una scuola di danza. Lei ha provato a insegnarmi il ballo di coppia che non mi è piaciuto. Comunque sono andato avanti guardando le sue tele, e pensando di fare di meglio.
Sono cresciuto in campagna e nell’isolamento, l’unico modo di far fronte alla noia era quello di leggere, per esempio i piccoli brividi, e le mitologie sarde e greche. Da piccolo ho letto un libro di Deledda, e così è scoccata la prima scintilla per la letteratura, dentro di me qualcosa ha continuato ad avvampare.
Non ho studiato al liceo artistico, anche se avrei voluto, comunque ho continuato ad alimentare dentro di me il sogno di fare l’artista, leggendo quello che mi capitava e scarabocchiando nei diari. Finite le scuole superiori mi sono iscritto a ingegneria, e dopo neanche un anno ho realizzato che non era la strada giusta per me, mi facevo i viaggi mentali e scrivevo le poesie di nascosto (leggevo Baudelaire, Edgar Allan Poe, e Jim Morrison). Così ho cominciato a costruirmene una da solo di strada, passo dopo passo, il mio percorso da artista che dipendeva da altre cose oltre lo studio, passando per l’emozione che è naturale, non si sa dove può finire. Con la fantasia volevo abbellire le cose, migliorare il mondo intorno a me, e fare la pace. All’inizio temevo di non farcela, scoprendo gli artisti con le loro tragedie, mi scoraggiavo, ma in fondo ero cresciuto con la televisione che mi aveva mostrato i bombardamenti nel Golfo, in Jugoslavia e in Kosovo, episodi che mi hanno scioccato, in diretta TV ho assistito alla strage delle torri gemelle, e capisco quali sono le peggiori disgrazie.
Intanto tra prove musicali, esperimenti di disegno e di scrittura creativa, alla ricerca del mito ho letto altri libri passando da vari scritti di antropologia, leggende primitive, e teorie sulla nascita delle religioni, poi saggi di Huxley, Nietzsche, e diversi classici da Lawrence, a Goethe, Oscar Wilde e racconti di Kafka.
Dopo un periodo di lavoro, sono andato a studiare all’Accademia di Belle Arti di Roma, e ho studiato pittura imparando a farla meglio di zia. In quel periodo ho letto altri libri classici, ancora Wilde, Hesse, Calvino e antichi come Aristofane, oltre i libri di testo. Continuando a sperimentare la scrittura, fino all’esaurimento.
Successivamente per motivi economici sono rientrato da Roma in Sardegna, e qui ho continuato a dedicarmi alla scrittura, alla musica e alla pittura. Ho pubblicato un libro di racconti brevi intitolato La Luce, e ho continuato a leggere a caso Shakespeare, di nuovo Deledda, Dostoevskij, Paolo Coelho, Moravia. Insomma sono stati i classici ad avermi influenzato maggiormente. Anche se non sono uno che ha letto tanti libri. La fonte di ispirazione per la mia scrittura è la vita stessa.
Il romanzo che ho scritto si intitola Le Ore, è motivato da un fatto realmente accaduto che ho raccontato bene nella prefazione del libro. Non voglio dire troppo riguardo alla trama, per non togliere sorprese al lettore, posso riportare le parole di Davide, che è il curatore e ha scritto un’ottima quarta di copertina:
“Le Ore” è un romanzo che racchiude le paure, le insicurezze ed i sogni del protagonista Roberto, un giovane psichiatra che lotta per creare una sua vita personale e professionale scindendo quel cordone ombelicale che lo lega ad una famiglia conservatrice. Roberto dovrà vedersela con le difficoltà che riscontrerà sul lavoro, i drammi familiari e le delusioni amorose. Riuscirà il protagonista a realizzare i suoi sogni? Questo romanzo trasporterà il lettore in uno scorcio d’Italia ormai dimenticata dove i confini tra fede e scienza sono molto labili. “Le Ore” è un racconto a tratti autobiografico, drammatico, divertente, dalle sfumature piccanti che lo scrittore sfrutta magistralmente per provocare.
Posso raccontare di com’è venuto fuori, come spiegavo prima, l’idea di scrivere un romanzo la ho sempre avuta, fin da quando ero bambino e leggevo i classici che mi piacevano, poi quando è arrivato il momento lo ho iniziato a fare seriamente, ma senza sapere che cosa avrei scritto né dove la storia sarebbe andata a parare. Ho iniziato a scrivere qualcosa riguardo a un orologio, e pian piano ho definito i personaggi con la storia. Non ho seguito un metodo e delle regole di scrittura che mi avrebbero solo limitato, ma ho preferito uscire un po’ dagli schemi e far affiorare la mia personalità. Lo ho elaborato nell’arco di tre anni, non ho scritto ogni giorno, mi sono preso anche il tempo per ragionare dedicandomi ad altro, e poi ci sono ritornato sopra, in tutto ci ho lavorato circa 5 mesi per scriverlo. L’internet ha avuto un ruolo fondamentale, grazie a questo strumento (che ho la fortuna di essere nella prima generazione che lo utilizza), ho potuto fare le ricerche, leggere articoli aggiornati, e consultare enciclopedie e vocabolari in tempi brevissimi, cosa che farebbe invidia alle menti migliori del passato. Mentre scrivevo, ho potuto leggere tantissimi articoli di psichiatria, vedere le mappe, e altro inerente al tema del libro.
Finita la stesura, ho trovato un editore, a cui ho rotto il contratto prima della pubblicazione. Mi sono promosso, e ho cercato un curatore, una tipografia, e l’ho auto-pubblicato. Questo non significa che il libro sia di qualità inferiore a quello che pubblicherebbe un editore, ha un codice ISBN e si trova nel catalogo dei libri in commercio, ma certamente dovrà passare il giudizio della gente che mi circonda, prima di arrivare alla distribuzione ed essere venduto anche in larga scala.
Per ora ho venduto le prime cento copie in poco tempo, e con ansia sto aspettando le recensioni. Ne ho molte altre pronte da dare, e inoltre ho affidato un lotto al libraio di Senorbì, poi cerco anche le librerie del circondario per il conto vendita. Sto organizzando la prima presentazione che avverrà a Novembre, e spero che andrà tutto bene.
Flavio Collu