Sono circa un milione i beneficiari del reddito di cittadinanza che dovrebbero partecipare ai cosiddetti Puc, i progetti utili per la collettività, e lavorare almeno 8 ore alla settimana per il proprio Comune di residenza. All’inizio di quest’anno, però, i percettori del sussidio coinvolti dai Puc erano solo 5 mila, un’esigua minoranza. Da allora la situazione non è cambiata di molto, assicura il sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci per il welfare Luca Vecchi.
Le norme antidivano continuano a essere al centro delle polemiche e dopo più di un anno mezzo dal riconoscimento dell’assegno mensile, per la stragrande maggioranza dei percettori del reddito di cittadinanza il lavoro è ancora un miraggio, sia quelli socialmente utili che le tre offerte che sarebbero dovute arrivare nel tempo.
Lo strumento non funziona come dovrebbe e sopratutto, visto la prova dei fatti agli enti locali non interessa per svolgere alcune funzioni basilari al servizio della comunità, come spazzare le strade o supportare le manutenzioni ordinarie, in quanto le ore esigue che i percettori del RdC dovrebebro svolgere spesso costituerebbero un rallentamente dell’organizzazione dei comuni costretti a vigilare e monitorare progetti sociali di dubbia utilità.
La farraginosa burocrazia non fa decollare i progetti di pubblica utilità, basti pensare che su più di 8000 comuni, solo poco più del 20% è riuscito ad attivare i regolamenti relativi ai cosiddetti PUA.